ALIFE, 1132
LE FONTI STORICHE.

di Angelo Gambella


Il 1132, è un anno che segna profondamente la città di Alife per l’importanza degli eventi che la riguardano.

Ancora all’inizio dell’anno, il governo normanno della città, mantiene senza problemi l’ordine pubblico: ormai da tempo la minoranza normanna si è integrata nella popolazione, e il rischio di tumulti provocati dal precedente partito longobardo non è più tale. La vita procede normale.

Conte di Alife è Rainulfo, figlio del conte Roberto. Potentissimo, è allo stesso tempo conte di Caiazzo, di Telese di Sant’Agata de’Goti e di altri luoghi. Si dimostrerà un ottimo governante ed un eccellente militare.[1]

Vescovo è Roberto, che essendo in carica da più di un trentennio, rappresenta la memoria storica della città.

In quegli anni Alife si presenta come una città fortificata, dotata di un’ampia cattedrale con l’antistante palazzo vescovile, di un robusto castello ed un palazzo del conte, con molte abitazioni che occupano la maggior parte dello spazio utile. Vi sono un ospedale, numerose chiese, alcune botteghe di artigianato, una piazza del mercato, e molti mulini attivi lungo gli affluenti del Volturno.

La cattedrale, proprio nel 1132, è interessata da importanti lavori: il conte, forse su reale esigenza del clero e del popolo, ordina la costruzione di nuove strutture: in particolare viene preparata la basilica inferiore per accogliere le reliquie di un santo importante.

Quella primavera però il re, Ruggero II di Sicilia, fa prelevare la contessa Matilde sua sorella, moglie di Rainulfo, dal castello di Alife mentre il conte si trova a Roma in difesa di papa Anacleto II. Motivi politici e senso dell’onore scatenano una guerra civile. Il 24 luglio l’esercito di Rainulfo sconfigge l’esercito del re in una cruenta battaglia campale lungo il fiume Sarno.

Nel frattempo, episodio quasi marginale, giunge da Roma il contenitore delle reliquie tanto desiderate: il santo è Sisto I, pontefice romano. Forse l’11 di agosto, si tiene la processione con l’ingresso delle reliquie nel nuovo Tempio.

L’anno si conclude con una tregua decisa solo dall’inverno, lo stato di guerra permane: Rainulfo e i conti ribelli del Sud contro il Regno di Sicilia. Qualche anno dopo la guerra arriverà anche ad Alife e sarà una strage. Ma alla fine del secolo la dinastia di Rainulfo tornerà al potere.[2]



Eventi ancora vivissimi grazie alle cronache, ai documenti, e agli studi successivi che ci permettono di poterli studiare.

Certamente, fra il 1132 e il 1134, nel cenobio di San Salvatore di Telese, venne prodotto un libro in pergamena contenente un cenno storico sul santo Sisto I e le notizie della traslazione delle reliquie del santo dal suo deposito in Vaticano alla cattedrale di Alife.

È nell’agiografia di S. Sisto, che l’abate Alessandro di Telese ci narra gli eventi di Roma, il fervore religioso di Rainulfo, la ricerca del corpo di un celebre santo, l’ottenimento delle reliquie e il successivo trasporto in Alife. Historia Allifana è il titolo rinascimentale dell’opera, che per quanto poco coerente con la sua natura di fonte agiografica, è il più antico pervenutoci. Di essa restano i passi e le notizie raccolte da scrittori e storici successivi.

L’originale della Historia Allifana o una copia dei secoli XII-XV era, forse, ancora disponibile quando nella prima metà del secolo XVI in Alife mise piede l’industria della stampa. Infatti nel 1552, fu stampato l’“Officio di S. Sisto”, contenente notizie sulla traslazione, certamente basato su una fonte contemporanea agli eventi, che può essere riconosciuta nella Historia Allifana. Enrico Cini, vescovo di Alife (1586-1598), fece vedere quella stessa storia al cardinale Filippo di S. Sisto, nipote di papa Gregorio XIII.

La Historia Allifana, su pergamena ormai deteriorata dal tempo, rimase in Alife ancora per qualche anno, tanto da costituire la fonte primaria di una Narrazione stesa dal vescovo di Alatri, Ignazio Danti nel 1584 e di una lettera dello stesso al pontefice romano dell’anno successivo. Dal manoscritto Danti, da cui apprendono scrittori sin dal primo seicento, deriva un libro a stampa in volgare del 1655. Danti faceva pure incidere nella cattedrale una breve ricostruzione della traslazione avvenuta dal Vaticano ad opera dell’eroe normanno Rainulfo.

Fino ad allora messa a dura prova dal tempo, e dai gravi eventi che avevano interessato la città come l’incendio del 1138, un altro del 1205, ed una serie di terremoti che limitarono uno dopo l’altro la consistenza degli archivi e della biblioteche dentro e fuori le mura, la Historia Allifana è definitamente perduta fra la fine del secolo XVI e l’inizio del XVII.

L’Officio venuto nelle mani dei vescovi Zambeccari, De Medici e Dossena, è utilizzato nelle relazioni dei tre vescovi conservate all’Archivio Segreto Vaticano. Per Dossena, l’autore dell’antica memoria ricordata nell’Officio è il nostro Alessandro Telesino, il committente Rainulfo conte, ben noto nella tradizione alifana, anche, forse, per ovviare alla mancanza di documentazione sul vescovo Roberto. Per quanto sia verosimile una commissione da parte del conte, nulla impedisce di ritenere il reverendo padre come destinatario del lavoro di Alessandro di Telese, che quanto ad autore, non è da porre in discussione.

Il sunto più interessante del libro alifano del 1552, ci viene tramandato dallo studioso del seicento, Gian Vincenzo Ciarlanti arciprete di Isernia, nel vol. IV, p.298, delle Memorie historiche del Sannio del 1644. È tutta da dimostrare la confluenza in esso di notizie ricavate dallo Xistinum Chronicum: il titolo latino non deve ingannare: non si tratta, infatti, di una cronaca della traslazione bensì di una perduta cronaca cittadina ancorabile ai secoli XIII-XIV attribuibile ad un De Sisto alifano.

Queste sono dunque le fonti, e la ricerca continua.[3]



[1] A. Gambella, Rainulfo uomo di guerra normanno, in preparazione. Sulla nobiltà alifana vedi anche: A. Gambella, Le origini latine della famiglia bizantina Petralifa, (Rassegna Storica online 1/2000) idem: in Annuario dell’Associazione Storica del Medio Volturno 1999, Edizioni ASMV, Piedimonte Matese, 2000, p. 75-80.

[2] Per tutte le notizie su Alife normanna v. A. Gambella, Potere e popolo nello stato normanno di Alife, CUEN, Napoli, 2000.

[3] La mia analisi delle fonti alifane, è stata pubblicata con il titolo: La documentazione esistente sulla Historia Allifana di Alessandro di Telese in Annuario dell’Associazione Storica del Medio Volturno 1998, Edizioni ASMV, Piedimonte Matese, 1999, p. 101-120 .




A. Gambella, Alife 1132 in Clarus, Speciale (Agosto 2001) Edizione elettronica del 16.08.01. (c) Angelo Gambella, 2001. Tutti i diritti riservati. URL: http://medioevo.supereva.it/normanni/1132.htm

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