La veduta di Alife del Cassiano de Silva


di Angelo Gambella



Sono note, ad oggi, tre vedute della città di Alife effettuate nel corso dei secoli XVII e XVIII. Una prima veduta è stata resa famosa dalla pubblicazione postuma del Pacichelli. Si tratta di una rappresentazione realizzata alla fine del '600 per conto di casa Gaetani. Sono conosciute almeno altre due vedute, una edita da Orlandi nel 1772 ed una contemporanea a quella dei Gaetani, del tutto sconosciuta alla storiografia locale e sulla quale ci soffermiamo.

Negli anni che vanno dal disastroso terremoto del 1688 e la prima decade del ‘700, il nobile Cassiano de Silva, giunto con ogni probabilità da queste parti, ritrasse Alife, Caiazzo e Telese, nel suo album di vedute. L'acquerello, rimasto per lunghissimo tempo sconosciuto, è stato finalmente tratto dall'esemplare della Österreichische Nationalbibliothek.

Dal ponte sul quieto Torano s’innalza maestosa Porta Napoli, sulla sinistra si erge poderosa la torre sud-ovest della cinta muraria, a destra è superbo il mastio del castello. Nella città, fra le case spicca il campanile di una chiesa, che, in prospettiva, potrebbe essere la cattedrale. I monti del Matese dominano la pianura alberata. Il paesaggio è quanto di più simile al confronto con la riproduzione Gaetani che è più dettagliata e tecnica, mentre il Cassiano figura l’essenza di un storica città.

Nel cenno storico si legge: “irrigata su le sue Porte dal fiume Torano benefico alle sue case di poco più numero che quaranta... furono da Mario diroccate le sue mura, ristorate poi appresso dal console Q. Fabio Massimo... La sua cattedrale, bella nella sua vecchiezza è l’unica parrocchial chiesa... vi si serba il sano corpo di San Sisto papa...”.


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Originariamente pubblicato a stampa in ''Clarus'' n. 10, dicembre 2007 (Nuova Serie)
Edizione elettronica del 25.02.2008 © A. Gambella, tutti i diritti riservati